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In questa breve esposizione si vuole illustrare e, ci auguriamo, semplificare una delle materie più importanti e ostiche da apprendere nel percorso formativo di ogni alunno: le tavole moltiplicative, più comunemente chiamate «tabelline». Solitamente questo insegnamento viene esposto dopo l’introduzione delle moltiplicazioni, quindi nel secondo o terzo anno della Scuola Primaria e generalmente tutti ricordiamo questo grande scoglio, che ha messo a dura prova la maggior parte degli studenti, soprattutto perché difficile da ricordare nel tempo.

Le tabelline rappresentano davvero un problema per i bambini di oggi come per quelli di ieri; infatti, costituiscono la bestia nera della matematica. L’utilizzo del metodo tradizionale per impararle, ripetendole all’infinito, può diventare un vero e proprio dramma per ogni singolo alunno, ma anche per genitori, insegnanti ed educatori, i quali le devono insegnare, incontrando spesso molte difficoltà.

Perché molti bambini fanno fatica ad affrontare la questione e alcuni essi sono definiti discalculici? Fino a che punto può essere legato questo ostacolo alla discalculia? Fino a quanto si può insistere a impararle a memoria? Come si devono memorizzare? Ecco gli interrogativi che ci siamo posti e ai quali cercheremo di dare una risposta, chiedendoci ancora: come è possibile semplificare l’apprendimento per il bambino, non solo a scuola ma anche casa? Si può superare questa difficoltà? Sicuramente è importante affrontare le tabelline con un metodo che privilegia l’aspetto visivo e quello giocoso in cui è possibile comprendere attraverso la percezione il concetto di tabellina. Se nel metodo tradizionale si dava attenzione all’aspetto verbale e alla continua ripetizione, esigendo tempi e sforzi non indifferenti e non corrispondenti al risultato, oggi più che mai si concorda che tali argomenti insegnati a scuola costituiscono una quantità poco rilevante di nozioni, di non facile comprensione di pura memorizzazione astrattamente inculcata.

Nella presente metodologia si privilegia un apprendimento più immediato in cui all’interno dei numeri è visibile e possibile individuare le quantità, ad esempio, nella tabellina 3x2=, il numero 3 può essere tracciato all’interno dei due quadratini situati nelle zone di applicazione del numero due; in seguito si compie una semplice addizione (3+3=), la quale come abbiamo già asserito è presente e riconoscibile, a vista d’occhio, dell’area del numero due. Tutte le tabelline si possono svolgere scrivendo il moltiplicando all’interno dei quadratini del moltiplicatore; si agevola in questo modo la comprensione del calcolo e si rileva immediatamente che ogni tabellina può essere un’addizione ripetuta. Soprattutto la moltiplicazione con lo zero viene facilitata in quanto i numeri, nel caso della tabellina 2x0=, il moltiplicando (2) non si possono scrivere all’interno del numero zero in quanto non esistono quadratini, quindi il risultato dà sempre zero.

Imparare le tabelline diventa il primo grande lavoro che i bambini devono compiere, un passo importante e deciso che li accompagnerà per tutto il percorso scolastico, per procedere nello sviluppo del calcolo; il cammino iniziale sarà agevole, nel senso che ogni bambino troverà il proprio modo per studiare le tabelline, aiutandosi con un metodo chiaro. Per semplificare la memorizzazione potrà servirsi di alcuni «trucchetti». Ci auguriamo che questo sussidio possa man mano costruire il loro sapere matematico e sia di incentivo, un po’ alla volta, allo studio e al ripasso delle tabelline, che si devono ricordare con gioia, passione e allegria. Conoscere le tavole moltiplicative è importante e grazie al loro uso sistematico si apprenderà la capacità di calcolo che sarà di grande aiuto nella soluzione di tanti piccoli problemi che la vita riserverà.

Fino alla tabellina del cinque l’esercitazione mnemonica sembra di facile attuazione e non si necessita di particolari tecniche. Le prime difficoltà emergono non appena si passa a quella del sei e così via, procedendo a salire.

L’apprendimento delle tabelline è molto utile perché rappresenta un punto cruciale per svolgere ogni moltiplicazione e divisione. Inoltre, se attualmente le tabelline sembrano un ostacolo insormontabile, un po’ noiose e antipatiche, quando il bambino sarà più grande guarderà al suo passato con occhi soddisfatti, nonostante la fatica fatta per impararle. Tale bagaglio culturale sarà utile per la vita di tutti i giorni, per fare qualsiasi calcolo a mente con rapidità ed efficacia senza l’ausilio della calcolatrice, come, ad esempio, nel saper fare i conti, calcolare una distanza nel campo della geometria o la percentuale di un importo.

Ecco, quindi, una serie di esercizi basati su un insegnamento in cui si lavora direttamente sui numeri, i quali non vengono presentati in modo astratto, ma si calano nella realtà e assumono una dimensione, un’area, un perimetro nel quale accogliere il valore che rappresentano. Ciò può essere colto mediante la percezione, in particolare attraverso l’organo della vista. Nella metodologia attuale gli algoritmi vengono presentati come puri segni numerici in cui la dimensione valoriale sfugge ai nostri occhi, proprio perché la quantità di ogni numero non è rappresentata al suo interno.

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In questa breve esposizione si vuole illustrare e, ci auguriamo, semplificare una delle materie più importanti e ostiche da apprendere nel percorso formativo di ogni alunno: le tavole moltiplicative, più comunemente chiamate «tabelline». Solitamente questo insegnamento viene esposto dopo l’introduzione delle moltiplicazioni, quindi nel secondo o terzo anno della Scuola Primaria e generalmente tutti ricordiamo questo grande scoglio, che ha messo a dura prova la maggior parte degli studenti, soprattutto perché difficile da ricordare nel tempo.

Le tabelline rappresentano davvero un problema per i bambini di oggi come per quelli di ieri; infatti, costituiscono la bestia nera della matematica. L’utilizzo del metodo tradizionale per impararle, ripetendole all’infinito, può diventare un vero e proprio dramma per ogni singolo alunno, ma anche per genitori, insegnanti ed educatori, i quali le devono insegnare, incontrando spesso molte difficoltà.

Perché molti bambini fanno fatica ad affrontare la questione e alcuni essi sono definiti discalculici? Fino a che punto può essere legato questo ostacolo alla discalculia? Fino a quanto si può insistere a impararle a memoria? Come si devono memorizzare? Ecco gli interrogativi che ci siamo posti e ai quali cercheremo di dare una risposta, chiedendoci ancora: come è possibile semplificare l’apprendimento per il bambino,...[+]

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